Resoconto personale del Concorso musicale “L’artista che non c’era”

13-ediz-locandina-2016-web-okÉ stato un onore partecipare come giurato alla tredicesima edizione del Concorso musicale “L’artista che non c’era” organizzato con encomiabile dedizione da Francesco Paracchini ed il suo staff, svoltosi ieri presso il Cpm di Franco Mussida a Milano, location dove si respira musica vera, fucina di talenti e progetti veramente nobili (complimenti).

É piacevole ritrovare molti addetti ai lavori (oltre una quarantina i giurati tra produttori, uffici stampa, booking, operatori culturali – pochi giornalisti per la veritá a conferma dell’imbarazzo della critica musicale a frequentare concorsi veri, suonati, e soprattutto senza una platea televisiva…) per un premio ormai trai più prestigiosi, imprescindibile per la musica d’autore, e che ha, come premio stesso, una platea di addetti ai lavori che ascolta e valuta progetti di inediti.

Ma, come insegna il buon Franco Zanetti, che per i mille insegnamenti non ringrazierò mai abbastanza, un concorso ha bisogno di confronto per far crescere gli artisti che vi hanno partecipato, quindi mi sembra doveroso utilizzare il viaggio di rientro per una breve riflessione su ognuno dei finalisti. Ovviamente rimangono opinioni personali legate esclusivamente al momento dell’esibizione in un’unica finalità costruttiva.

In ordine di apparizione: lastanzadigreta é un progetto torinese molto originale. I componenti della band hanno dato prova di abilitá e sensibilitá oltre a doti di arrangiamento notevoli grazie anche all’uso di strumenti alternativi e desueti.  Brani però troppo lunghi soprattutto per un contest e poco fruibili. Con pochi accorgimenti potrebbero ritagliarsi uno spazio.

Rosso Petrolio é un cantautore molto interessante ed é rientrato nel mio podio: l’unico che ha osato nel linguaggio e dotato di una poetica a suo modo originale. Se lavorerá sulla struttura delle canzoni può dire la sua venendo dalla scuola romana che da sempre valorizza un certo tipo di cantautorato. Un Zampaglione moderno.

Paolo Ambrosioni & the Bifolkers: nobile il progetto dedicato agli assistenti sociali, buona l’esecuzione e l’amalgama della band. Per il resto é tutto fuori tempo massimo per un blues rock in inglese troppo standard.

Marta Delfino si presenta sul palco con una tela: alla fine della sua esibizione disegnerá un volto femminile. Bella l’idea come il suo timbro vocale. Vestita di nero come un mimo manca di immagine (e per una cantautrice fa molto) e solo il primo dei due brani ” 21 grammi” sembrava centrato.

Alice Clarini ha immagine e spigliatezza. L’esile cantautrice si nasconde dietro la chitarra per una esibizione poco ricca di pathos. Paga due pezzi poco ispirati: soprattutto il secondo decisamente lungo e ripetitivo.

Feizy: il cantautore milanese su disco rimane tra le cose più belle ascoltate. Purtroppo dal vivo tradisce un’emozione tradotta in aggressività che sul primo brano rovina l’atmosfera di una pop song quasi perfetta. Meglio nel secondo brano ma la comunicativitá latita, e vuol dire molto in un contest.

Davide Berardi é stato ripescato dopo il forfeit di Gianluca Secco (a proposito congratulazioni a quest’ultimo per la nascita del figlio). L’opportunità se la gioca benissimo: fresco, spigliato e dotato di una buona penna mi ha convinto con i suoi inediti. Tra i migliori.

Agnese Valle é talentuosa: si presenta con il suo clarinetto, look e immagine ok, giovane, carina e con due canzoni oneste e “sanremesi”. Sul mio podio fino all’esibizione dei Crowsroad.

Teo Manzo: il ragazzo, uno dei più giovani in un concorso con molti over 30, ci ha provato. Bella l’idea di accompagnarsi con un dj che crea suoni suggestivi dietro la sua chitarra.  Ma i brani sono prolissi e dispersivi oltre che poco originali. Da ripensare quasi tutto.

The Crowsroad: i giovanissimi bresciani entrano con il piglio giusto, sfoderano un blues folk che funziona con un bel storytellling, due belle voci, un inglese perfetto ed una buona presenza scenica. I due inediti sono forti e la band affiatata. Il risultato é che vincono facilmente tutti i premi con merito.

Vincitore assoluto: The Crowsroad.

Premio muovi la musica: The Crowsroad

Vincitori sezione strumentale: Calonego (standing ovation per l’artista che ha danzato con le dita sulla chitarra acustica) e Khora Quartet (i continui segni plateali ai fonici di alzare o abbassare durante l’esibizione hanno rovinato la magia del quartetto d’archi, peccato).

David Bonato

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