Perché il settore musicale è particolarmente dipendente dallo sviluppo tecnologico oggi? 

audience-1850665_1280.webpAPPROFONDIMENTO / Ormai sembra quasi che il mondo musicale sia morto. Ovvero, che non esista più come universo a sé stante. Una volta ogni diverso campo dell’intrattenimento aveva un suo ambito e dei limiti. Oggi si fruisce di tutto insieme, nello stesso momento e attraverso lo stesso mezzo: quello digitale.

E questo riguarda non solo la creazione della musica, ma la sua personalizzazione, modifica, e distribuzione, che avviene alla velocità della luce attraverso tutti i canali disponibili nel nostro universo telematico. Quindi, la musica è cambiata, perché siamo cambiati noi e il nostro modo di fruirne.

Il consumo di musica è diventato virtuale

Negli anni Novanta il concetto di musica era quello classico. Si parlava di canzoni acquistate una per una su cataloghi online, o scaricate e condivise attraverso servizi peer-to-peer. Oggi non si acquista più la musica: si acquista un abbonamento per ascoltarla. Il paradigma è completamente cambiato, passando dal possesso alla fruizione, seguendo una tendenza mondiale a riconoscere l’importanza del servizio digitale di streaming.

Un altro esempio di situazione simile è quello dei casinò virtuali. Sempre più persone si collegano per giocare ai giochi di casino live da casa loro, approfittando della comodità e sicurezza di questi portali di gioco, anziché recarsi fisicamente in un casinò – esattamente come ben pochi ormai acquistano i cd in un negozio o un e-commerce, e preferiscono affidarsi a un servizio quale Spotify o Apple Music.

Un successo fulmineo e sempre crescente. Per parlare di Spotify, nel 2016 aveva 30 milioni di abbonati, ma tre anni dopo aveva già raggiunto i 100 milioni. E i poveri media fisici, ormai spodestati, nel contempo sono calati repentinamente: nel 2008, in UK furono venduti 132 milioni di CD; dieci anni dopo, nel 2018, questo numero si è fermato a 32 milioni appena. Risultati ottenuti in un mercato in forte crescita.

La diffusione musicale avviene tramite playlist

L’affermazione è un po’ forte, ma è vero che ormai gran parte della promozione degli album delle band ormai avviene per via digitale, oltre che per iniziative collaborative.

E questo effetto, che ha provocato milioni di views a piattaforme quali YouTube e SoundCloud, ha anche permesso a tante formazioni indipendenti di arrivare all’orecchi di tanti. Soprattutto, per assonanza. I grandi progressi della machine learning ha fatto sì che attraverso queste piattaforme sia possibile entrare in modalità esplorativa per ricercare artisti simili a quelli che conosciamo, producendo automaticamente delle compilation di musica in linea con il gusto per chi ascolta: le famose playlist.

Uno studio di LOOP ha scoperto che le playlist surclassano gli album, rappresentando il 31% del tempo di ascolto del pubblico, contro il 22%. E si confermano come veri e propri fenomeni di costume, diventando esse stesse degli influencer. RapCaviar, la famosa playlist di Spotify, ha 11,7 milioni di follower sulla piattaforma, con 340K di follower su Instagram.  

L’indie alla riscossa

Scardinando il sistema a collo di bottiglia della produzione tradizionale, il mondo si è aperto a tutti. Anche a chi prima trovava porte chiuse, e basta. La musica indipendente ormai trova i suoi ascoltatori. E l’abbondanza di scelta online permette a tutti anche di trovare facilmente musica meno commerciale che prima si ascoltava solo in circuiti underground, spinti solo dalle etichette indipendenti che però non si arrendono al cambiamento incontrando il favore delle nicchie.

 

 

 

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