INCOMODO / Esce l’album “Smalto”: 10 brani dominati dal “buon senso”.

VREC266_INCOMODO_SMALTO“Smalto” è il secondo album della rock band degli Incomodo prodotto artisticamente da Pietro Foresti (già al lavoro con L.A.Guns oltre che Rhumornero, Down To Ground e molti altri) che ha plasmato il sound della band tra Muse, Marlene Kuntz e Negramaro. Da oggi in tutti gli store digitali, piattaforme streaming e nei migliori negozi di dischi su etichetta Vrec Music Label / Audioglobe (link https://incomodo.fanlink.to/smalto ).

Incomodo nascono nel 2007 a Lecce ma solo nel 2013 arrivano all’attualmente formazione composta da  Federico Calò (chitarra e voce), Roberto Civino (piano, synth, bass synth), e Mirko Alfieri (batteria). Attivi tra Lecce e Trento (dove due terzi della band ha un’attività didattica all’Università di Trento), nel 2015 pubblicano il primo album “Un po’ di silenzio” (distribuito inizialmente su licenza Creative Commons e successivamente affidato a Vrec). I singoli e video estratti sono “Mescalina” e “Sensi di colpa”. Dopo aver partecipato a diversi contest iniziano la stesura del secondo album intitolato “Smalto” in uscita a il 5 Aprile 2019 anticipato dai singoli “Non essere cattivo” e la title track “Smalto”.

Il secondo album di inediti degli INCOMODO è un invito «a migliorarsi, per sé e per gli altri, per essere persone più umane ed empatiche». Da queste intense parole della band si può interpretare il titolo dell’album “Smalto”, dieci canzoni con il filo conduttore del buonsenso, dell’amore per se stessi e per gli altri, del rifiuto di dogmi preconcetti.

Per gli INCOMODO (l’incomodo è inteso positivamente come il superamento dei problemi che si presentano durante la vita) ogni canzone è un messaggio.

Mangiafuoco: il brano parla del disagio della generazione dei “millennials”, della generazione di chi si sente illuso, ingannato, di chi è costretto a reinventarsi ogni giorno per costruire un futuro. La generazione in cui l’unica reale certezza è l’incertezza.

Smalto (title-track): smalto è la bellezza nella fragilità, la fragilità di chi non si è ancora scoperto del tutto, di chi sta cercando la sua direzione e il suo senso. Il brano parla di acquisizione di autoconsapevolezza (in particolare relativa a un esperienza in teatro), della sensazione di iniziale stordimento che si prova nel cercare di percepirsi e di accettarsi, della successiva catarsi che ne deriva. La scelta è poi se assecondarla e accettarla o ignorarla e respingerla.

Esprimi un desiderio: è il primo tassello di una trilogia sull’ amore presente all’ interno dell’album. Parla di un amore che si vuole affermare in quanto c’è la volontà degli individui di volerlo fare, spinti e affascinati dalla voglia di riscoprirsi reinventandosi reciprocamente.

Il peso della testa: la testa è pesantissima. Anche i nostri pensieri sono pesantissimi e non si sa bene chi li regga. A volte sono così pesanti che la cosa migliore è non ascoltarli, farsi sommergere dalla routine della vita, dimenticarsi di quale sia esattamente la direzione che si vuole seguire. Ricordarsi delle cose belle, dedicarci il tempo, abbandonare la testa all’amore e alle passioni, riscoprire il potere dell’immaginazione. Questo è il messaggio di questo brano.

Fame d’amore: il brano tratta disturbi alimentari, che di per sé hanno cause multifattoriali, e pone l’attenzione sulla concausa degli stereotipi sociali e dell’atteggiamento poco empatico di chi non sa cogliere la fragilità umana. Con questa canzone vogliamo mettere l’attenzione sull’esistenza di questi disturbi, che troppo spesso gli stessi ammalati tendono a voler nascondere, vivendo nell’isolamento e nella frustrazione. Vogliamo chiedere a tutti lo sforzo di non diventare con i propri atteggiamenti una concausa del disturbo.

Humus: è la storia di una comunità di folletti in cui vivono i protagonisti di questo dialogo: Folletto John e Grande Folletto. Folletto John ha acquisito una consapevolezza di sé e ha razionalizzato ciò che lo circonda, ha imparato a dare il giusto peso al sistema sociale e a comprenderne i limiti. Grande Folletto è invece incatenato ai suoi dogmi sociali e non riesce a vedere come siamo limitanti gli schemi che gli sono stati imposti. Se questa storia volesse avere una morale, allora sarebbe: chiedersi sempre in quale direzione si sta andando, e principalmente chiedersene il perché.

Isola a vela: è il secondo tassello della trilogia sull’amore. La canzone è narrata da un uomo affetto dalla Sindrome del chiavistello, che è consapevole che tra poco lascerà la vita terrena e la donna che ama. L’immagine dell’isola e della vela vuole esprimere il contrasto della condizione nella quale il malato si trova, il conflitto tra la staticità del suo corpo e la libertà della sua mente. Dedicato a Morris Maremonti

Dispnoica: è il terzo tassello della trilogia. Parla dell’amore che continua oltre le barriere dimensionali e temporali.

Non essere cattivo: trae ispirazione dall’omonimo film di Claudio Caligari. È un messaggio chiaro, che indica ciò di cui l’umanità non ha bisogno: la cattiveria. Un invito a invertire il lampante processo di imbruttimento e impoverimento e  migliorarsi, per sé e per gli altri, per essere in grado di lasciare il mondo in condizioni migliori di come lo si è trovato.

Rubicondo: è una canzone cattiva, cattivissima. Il protagonista di questa storia è timido, non riesce a dire quasi mai quello che pensa, quando viene interpellato diventa rosso. Viene schernito da un uomo che abusa della sua posizione dominante, che si pavoneggia dall’altare del suo impero costruito sul nulla e che proietta le sue insicurezze e le sue frustrazioni sugli altri. Il giovane rubicondo viene preso da un impeto di rabbia, la sua testa diventa rossa dal calore, smette di ragionare, lascia esplodere i sentimenti per i quali nella sua pancia non c’era più spazio. No…  Il giovane rubicondo non dice veramente quello che sentite, il giovane rubicondo non parla mai.

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“Smalto” è stato registrato da Andrea Ravasio e mixato e masterizzato da Matteo Agosti a Frequenze Studio (Monza, MB) nel Febbraio 2018. Tutte le foto del disco sono della “visual artist” Giulia Bersani, che ne ha realizzato l’artwork interamente a mano.

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